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DIARIO DELLA LETTO - SCRITTURA QUINTO E SESTO MESE


DIARIO DELLA LETTO - SCRITTURA

QUINTO E SESTO MESE

a cura dell'insegnante Catia Eusepi



SCRIVERE

OBIETTIVI:
  • conoscere il carattere corsivo;
  • trascrivere parole e frasi dallo stampato maiuscolo e/o minuscolo al corsivo;
  • comprendere la necessità delle lettere maiuscole;
  • scrivere semplici frasi vere.
A questo punto dell’anno scolastico i bambini hanno la capacità e il desiderio di scrivere in corsivo. Usano già il quaderno a righe e l’uso dello script ha addolcito le linee rette dello stampato maiuscolo; inoltre la quasi totalità degli alunni ha imparato a leggere, per cui l’esercizio di scrittura in corsivo non è un mero atto meccanico, ma un’ulteriore occasione per autodettarsi la parola da tradurre; pertanto il pensiero e l’azione procedono in modo sincronico. 


All’inizio i bambini lavorano tutti insieme seguendo le indicazioni dell’insegnante ed escogitando strategie gioco per ricordare i segni che cambiano di molto la loro forma nel passaggio dallo stampato al corsivo (Dalle osservazioni dei bambini: la “s” in corsivo è come un sacchetto con la coda; la “b” e la “v” hanno un braccio strano che si attacca alle altre lettere in modo furbo come be - ve - vi; se scriviamo “le” in corsivo è come un circuito per le macchine). Paragonare le lettere e le sillabe ad elementi del reale, consente di ricordare più facilmente. Forti delle esperienze fatte collettivamente, individualmente e nel lavoro cooperativo di costruzione di frasi vere, i bambini cominciano a comporre le loro frasi, a scrivere i loro pensieri. Prima espresse oralmente e ben scandite, poi scritte, le frasi diventano sempre più lunghe e ben formulate.

Le lettere maiuscole diventano indispensabili: per iniziare a scrivere, dopo i punti
(. ! ?) e per i nomi propri (come sperimentato nella costruzione di frasi in gruppo).

ASCOLTARE - LEGGERE

OBIETTIVI
  • saper ascoltare storie lette dall’insegnante;
  • saper leggere brevi storie
  • individuare all’interno delle storie ascoltate o lette gli elementi fondamentali: personaggi, fatti, ambienti;
  • saper illustrare in sequenze (tre o quattro) una storia ascoltata o letta;
  • saper formulare e scrivere didascalie.

Al piacere di ascoltare storie lette dall’adulto, si unisce ora il piacere di leggere da sé le storie; in entrambi i casi la lettura è sempre seguita da attività orali e/o grafiche di comprensione del testo, prima a livello referenziale e via via anche a livello inferenziale.

Dalla discussione in classe:

“Da che cosa si è vestito il bambino del racconto prima del giorno in cui decide di vestirsi da SUPERBIMBO?” “Si è vestito da orso” “Come lo hai capito?” “Perchè dice: il costume da orso lo butterò via”

“Qual è la persona che il bambino ammira e vuole imitare?” “Il fratello” “Come lo hai capito?” “Perchè dice che si vestirà come suo fratello”


RIFLETTERE SULLA LINGUA RIFLETTENDO SULLE STORIE

OBIETTIVI:

  • riconoscere i suoni deboli e forti (CI - CE - GI - GE - CHI - CHE - GHI - GHE) e saperli utilizzare;
  • riconoscere le doppie all’interno della parola e scrivere parole con le doppie;
  • saper dividere in sillabe;
  • riconoscere i nomi propri ed utilizzare l’iniziale maiuscola;
  • intuire la distinzione di genere;
  • riconoscere i digrammi GLI e GN e saperli utilizzare.

Le storie aiutano anche a legittimare l’uso delle difficoltà ortografiche, ad esempio la “fata H muta” aiuta i suoni deboli CI - CE - GI - GE a diventare forti: CHI - CHE - GHI - GHE. Nella “classe alfabeto” i poveri suoni deboli venivano presi in giro dai forti CA - CO - CU - GA - GO - GU, così, come in ogni fiaba che si rispetti, alle lacrime dei deboli accorre l’aiutante, la fata H in questo caso, a risolvere il problema.

Legare le difficoltà ortografiche alla narrazione permette di richiamare la storia ogni volta che se ne presenta la necessità e quindi agevola l’acquisizione.

Allo stesso modo il riferirsi al gruppo-classe, al NOI, dal quale si era partiti il primo giorno di scuola, non solo rinforza il senso di appartenenza e collaborazione, ma diventa “cosa importante” e quindi da ricordare; perciò “Noi della classe prima” e i nostri nomi, ora con le doppie, ora con l’uso accurato delle maiuscole in corsivo, ora suddivisi in MASCHI e FEMMINE, diventano occasioni per riflettere spontaneamente sulla lingua.

Le parole con i digrammi diventano parte integrante di storie da scrivere insieme, suddividere ed illustrare in sequenze, raccontare oralmente; in modo tale che storia e suono particolare diventino un tutt’uno: “Biglio il coniglio” “Il ragno Mignolino”.

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